Ing. Davide Tirelli
Politecnico di Milano, Department of Architecture, Built environment and Construction engineering (DABC), Milano, Italia

Il progetto prevede il riuso di un edifi cio industriale per la produzione di acciaio perseguendo una strategia conservativa attraverso la realizzazione di un nuovo volume leggero in acciaio e policarbonato che satura gli spazi vuoti.

Riuso dell’esistente: un percorso multiscalare
La valorizzazione dell’ambiente costruito è da sempre stata un aspetto cruciale dell’adattamento degli edifici stessi e dell’ambiente circostante alla trasformazione dei requisiti e delle esigenze degli utenti.
Il recupero di edifici esistenti è una pratica largamente applicata nella storia che ha portato a dei risultati molto eterogenei a seconda delle strategie applicate e alle condizioni socioeconomiche che hanno portato a questa esigenza. Se da un lato si è trattato della sola decostruzione con lo scopo di recuperare materiale da reimpiegare in nuove costruzioni (concetto oggi ripreso dalla pratica dell’urban mining), in molti casi l’intervento sull’edificio di partenza è stato radicale e ha portato ad un cambio della destinazione d’uso, una modifica dell’involucro, un’aggiunta di nuovi volumi. A titolo esemplificativo possono essere ricordati il Teatro Marcello a Roma, il Ponte Vecchio a Firenze o il processo evolutivo della Basilica di San Pietro: diverse strategie, risultati altrettanto diversi ma accomunati dall’aver preservato una precedente preesistenza, agendo per sottrazione, addizione, saturazione, giustapposizione di volumi.
Lo sviluppo di questa prassi prosegue nei secoli per diventare preponderante nell’ultimo secolo, dove interventi di riuso adattivo sono sempre più frequenti nell’ottica di soddisfare il requisito principale di limitare le nuove costruzioni su suoli non edificati e al contempo per preservare architetture significative. Il caso studio analizzato affronta il tema del riuso a due scale differenti: la scala urbana e la scala del singolo edificio.
L’intervento si colloca infatti nel sobborgo di Luojing, nel distretto di Baoshan, a circa 30 km dal centro di Shanghai, un territorio che da decenni è stato caratterizzato dalla presenza di grandi insediamenti industriali grazie alla facilità di trasporto dei prodotti tramite i canali fluviali e il collegamento con il porto sul fiume Yangtze(figura 2). Le aree su cui sorgevano le fabbriche di produzione dell’acciaio, ormai dismesse, sono state destinate ad un recupero integrale promosso dalla società SIIC Environment Holdings, specializzata nella costruzione di impianti per il trattamento delle acque e la protezione dell’ambiente, finalizzato alla realizzazione di una nuova porzione della città con la realizzazione di un parco, un museo, uffici e un nuovo termovalorizzatore per la produzione dienergia e calore a partire dalla combustione dei rifiuti, sul modello di rigenerazione promosso da Bjarke Ingels Group a Copenhagen (CopenHill, 2019). […]

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