Gianmaria D’Ambrosio
Dipartimento di Ingegneria e Architettura (DIA), Università di Parma

Gianni Royer Carfagni
Dipartimento di Ingegneria e Architettura (DIA), Università di Parma
Istituto per le Tecnologie della Costruzione, Consiglio Nazionale delle Ricerche (ITC-CNR)

Il vetro è uno dei più antichi materiali da costruzione prodotti dall’uomo, utilizzato da due millenni per racchiudere gli spazi. Trasparenza, buone proprietà meccaniche e durabilità sono tra i fattori che hanno influito sul successo di questo materiale, che esercita sempre un grande fascino tra i progettisti. Sebbene risulti sollecitato da azioni esterne di diversa natura anche nel tradizionale uso per infissi, storicamente il vetro non è mai stato considerato come materiale strutturale. Nella progettazione delle strutture si prediligono i materiali che esibiscono una adeguata duttilità, capaci di deformarsi plasticamente prima di giungere a rottura, evitando quindi collassi improvvisi. Al contrario nei materiali fragili le fratture si propagano quasi istantaneamente, senza offrire segni premonitori del pericolo prima della crisi. Inoltre, un materiale fragile non può mitigare eventuali concentrazioni di sforzo intorno a fori, angoli e spigoli vivi; ciò implica una cura notevole nella concezione dei dettagli e nelle tolleranze costruttive. Tali criticità, connesse a questo tipo di materiale, non hanno però limitato la diffusione e l’evoluzione dell’uso in campo strutturale del vetro, materiale fragile per antonomasia. Dall’analisi di opere realizzate, che confermano la definitiva affermazione del vetro come il materiale strutturale trasparente, è possibile estrapolare gli aspetti peculiari della progettazione, che deve sempre determinare, con assoluta “trasparenza”, il flusso delle forze.

Leggi l’intero articolo su Costruzioni Metalliche, n. 2/2019.

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