In questi ultimi anni il tema del ponte è divenuto un argomento raccontato e dibattuto, di cui si è riscoperta drammaticamente l’importanza e la delicatezza, e tuttavia non sempre se ne percepiscono tutti gli aspetti coinvolti e i vari punti di vista dai quali “il Ponte” può essere descritto.
Il Ponte
- Innanzitutto è un’opera pubblica, ossia un manufatto realizzato a servizio e beneficio della collettività utilizzando le risorse della stessa collettività.
- Poi, per l’amministrazione che ne promuove la realizzazione è un investimento, in quanto consente contatti sociali e attività, e a volte può essere occasione di consenso politico.
- Per gli utenti, i cittadini, le persone, è uno strumento di mobilità e di collegamento con altre persone, luoghi, e attività economiche.
- Per l’impresa di costruzioni che lo realizza è una occasione di lavoro e di profitto, a volte di immagine.
- Per il progettista è occasione di lavoro, di soluzione di problemi, di ideazione, di scelte tecniche e di buona amministrazione delle risorse collettive se riesce a realizzare un progetto ottimale dal punto di vista economico. E naturalmente è impegno di enorme responsabilità nel concepire, disegnare e dimensionare un oggetto sul quale transiteranno milioni di persone nel corso della sua vita.
- Dal punto di vista della fisica il ponte è centinaia o migliaia di tonnellate di materia sospese nel cielo a collegare due approdi, materia plasmata con le dimensioni e le forma adatte, derivanti dalle conoscenze dell’ingegneria, conformate per rimanere stabili e sicure e sostenere, sotto il nome di “struttura”, azioni e carichi applicati dal traffico sovrastante.
- Il ponte è anche un tratto ben visibile che segna i territori e può dare loro, così come può togliere, attrattiva e valore aggiunto dal punto di vista formale e ambientale.
- Infine è un manufatto che l’Amministrazione pubblica gestisce, cura, controlla e tiene in esercizio.
Sono tutte definizioni valide, contestuali, a volte conflittuali che evidenziano tuttavia il ruolo fondamentale e decisivo del progetto sulla maggior parte di esse.
Il Progetto e il suo valore
Il progetto e la qualità del progetto sono fondamentali per la sicurezza dell’opera, e per l’incolumità degli utenti; ma anche per l’economia dell’operazione, ossia per il corretto impiego delle risorse pubbliche, così come per la preservazione e il miglioramento della qualità dell’ambiente e per le successive attività di gestione e manutenzione dell’opera.
È interessante notare come il costo del progetto sia una aliquota molto piccola del costo di costruzione, ma come viceversa le scelte del progetto possano influenzare i costi in grande misura, ed in misura pari a varie volte il valore del costo del progetto stesso, con formidabile “effetto leva”: un piccolo valore sposta/solleva grandi variazioni di valore.
Le scelte progettuali possono infatti portare, rispetto ai costi unitari medi, ossia misurati come costi d’impalcato al metro quadro e calcolati a parità di luci, altezza delle pile e condizioni geotecniche, a risparmi dell’ordine del 20%, così come a incrementi dell’ordine dell’80% nella costruzione del ponte.
I costi unitari, possono quindi variare da 1 a 2. Lo si riscontra con chiarezza analizzando i consuntivi di tanti ponti di questi anni.
Vediamo quindi che, poiché la qualità del progetto è responsabile della sicurezza e della incolumità delle persone nonché del giusto utilizzo delle risorse della collettività, il progetto stesso viene ad assumere di fatto un valore sociale, e non puramente mercantile, come può essere quello di una semplice attività commerciale.
Il Progetto e la sua corretta valorizzazione
Il progetto e la sua qualità vanno quindi valorizzate e salvaguardate nell’interesse collettivo.
Viceversa assistiamo in questi anni ad un fenomeno diverso: la tendenza a de-qualificare il progetto a semplice “servizio”, ad esempio, nelle locuzioni e negli atti delle amministrazioni per la selezione degli autori del progetto stesso. Questo può essere vero per attività di reale “servizio” o assistenza, o fornitura, ma non è corretto e come abbiamo visto non ha senso né convenienza per le progettazioni di opere strutturali, e di strutture delicate e complesse quali i ponti sono.
Inoltre nelle selezioni per la scelta del responsabile del progetto permane troppo spesso da parte degli enti responsabili dell’opera da realizzare un poco sensato criterio di “sconto” economico per cui il “criterio economico” sulla scelta globale anche in caso di bandi con “offerta economicamente più vantaggiosa” risulta avere un peso di fatto prevalente.
Poco sensato perché un forte “sconto” economico toglie risorse al progetto, che difficilmente potrà essere ottimale, e toglie quindi risorse alla possibilità di migliorarne la qualità e di conseguenza di ridurre i costi di costruzione.
Ad un apparente risparmio per l’amministrazione dell’1 – 2% corrisponde quindi da una parte un rischio di ottenere un progetto di qualità proporzionale al costo ridotto del progetto stesso, e quindi non ottimale, e dall’altro una reale rinuncia ad un possibile risparmio del 10 – 20% che potrebbe ottenersi con ottimizzazioni e incrementi di qualità rese possibili soltanto dalla disponibilità di risorse adeguate.
Inoltre, sotto il profilo della sicurezza, e considerando che questa è legata alla qualità del progetto, il progettista si trova, nei confronti del ponte e dei suoi utenti, con le debite proporzioni naturalmente, un po’ come un chirurgo nei confronti del suo paziente. Ne è responsabile, eticamente, civilmente e penalmente, con l’attenzione, la cura e la diligenza che gli dedica. Deve operare scelte delicate, attente, dalle quali dipende la salute e la sicurezza del soggetto a cui si sta dedicando. Avrebbe senso per un paziente che deve farsi operare scegliere il chirurgo col criterio del massimo sconto?
Così come settantatré anni fa venne emanata una legge che stabiliva delle tariffe minime per il compenso delle attività professionali, motivate da argomenti analoghi a quelli sopra richiamati, anche oggi se vogliamo dare ai progetti le risorse e le condizioni necessarie perché siano sempre progetti eccellenti, come deve essere, dobbiamo basare la scelta del progetto di un ponte essenzialmente su requisiti di qualità; dal punto di vista operativo si può certamente ritornare ai citati minimi tariffari, ed è stata la norma senza problemi per oltre un cinquantennio, certo pretendendo che vengano prodotti progetti ottimi e completi; o in alternativa sarebbe logico e opportuno che si procedesse ad una drastica riduzione del peso dell’aspetto economico, ponendo ad esempio un limite, ad esempio dell’ordine del 5%, alla componente economica, nella selezione dei progettisti. Ne beneficerebbero la qualità dei progetti e soprattutto la qualità delle opere, e quindi la collettività, e si farebbe un piccolo passo nel naturale riconoscimento del ruolo sociale del progetto.
Oggi di questi temi si discute al Senato in ambito di approvazione del disegno di legge sull’Equo Compenso e auspichiamo che la delicatezza e importanza sociale dell’argomento siano ben ricordate.
Costruzione ed Esercizio
Per le medesime ragioni sopra richiamate, la sicurezza per le persone e il giusto impiego delle risorse collettive, anche Costruzione ed Esercizio del ponte hanno, di fatto, valenza sociale.
Anche i criteri di selezione delle Imprese dovrebbero accentuare l’aspetto tecnico e di garanzia di qualità, e l’atteggiamento delle Imprese di costruzione nella realizzazione di un’opera pubblica dovrebbe essere permeato dalla consapevolezza di operare nell’interesse della collettività, pur svolgendo un lavoro che ne garantisca naturalmente un equo compenso. Nel dopoguerra molte imprese italiane avevano e dichiaravano questo tipo di attitudine ed hanno realizzato nel mondo opere eccezionali.
E pure l’azione delle Amministrazioni nella gestione di queste infrastrutture dovrebbe essere caratterizzata dalla consapevolezza di gestire opere la cui manutenzione, se attuata con la sistematicità e la solerzia necessarie, garantisce sia l’incolumità pubblica che la salvaguardia di un investimento collettivo ed evita spese eccessive. Spese che costituirebbero di fatto un danno per le risorse pubbliche in caso di disattenzione alle previste attività di controllo e manutenzione tali da risultare causa di maggiori oneri per ripristini e adeguamenti altrimenti evitabili.
Ripristino, rinnovamento e ponti in acciaio
Infine, spostando il discorso sui ponti in acciaio e sulle loro potenzialità, e rimanendo nell’ambito del tema oggi attuale e urgente dei ponti esistenti da ripristinare e delle scelte al riguardo più opportune per la collettività, si può dire che il ponte metallico può essere risolutivo in molti casi in maniera brillante.
Mi riferisco ad esempio ai casi di ponti esistenti, con molti anni alle spalle, con molte campate di piccola luce, perché costruiti in epoche in cui le luci oltre i 30 m diventavano un problema tecnico importante, che scavalcano i nostri fiumi.
Possono, certamente, essere accuratamente analizzati e controllati, impiegandoci risorse economiche, ed anche ristrutturati, spendendoci altre risorse, per poi ottenere un manufatto che costituisce un sicuro ostacolo idraulico, che comporta numerosi elementi da controllare con difficoltà come pile, fondazioni e protezioni in alveo, con una vita residua non molto elevata e con una previsione di importanti spese per futuri controlli e manutenzioni.
Tuttavia spesso la soluzione ottimale è un’altra.
Un ponte in acciaio che scavalchi l’ostacolo, con poche ampie campate, o anche con unica luce, a travata snella, ad arco, strallato, sospeso, consente con un investimento dello stesso ordine di grandezza, se progettato correttamente e con le giuste risorse, di risolvere il problema di tanti attraversamenti, eliminando l’ostacolo idraulico e con vite utili elevate e costi a lungo termine ridotti.
Rinnovare ricostruendo modernamente, con un po’ di coraggio e lungimiranza, avvalendosi delle potenzialità dei moderni materiali e dell’innovazione dei metodi costruttivi, può essere un suggerimento, un’opportunità, ed un auspicio per Amministrazioni e Progettisti.