prof. ing. Giuseppe Matildi, ing. Carlo Vittorio Matildi, ing. Valentina Antoniani, ing. Stefano Isani
MATILDI+PARTNERS, Bologna, Italy

 

Il tema della suscettibilità dei ponti esistenti ai fenomeni idraulici è molto ricorrente e coinvolge non solo gli aspetti legati alle azioni erosive, deleterie per le sottostrutture in alveo una volta realizzate di frequente e ora, anche per questa ragione, desuete, ma anche gli effetti connessi alla sezione idraulica spesso insufficiente a far defluire una portata con un tempo di ritorno anche solo paragonabile alla vita utile dell’opera. Questo tema è tanto più rilevante nei ponti in ambito urbano la cui posizione e fruibilità ne amplifica oltremodo la vulnerabilità. È il caso del ponte II giugno che scavalca il fiume Misa nel centro storico di Senigallia, connettendo i settecenteschi “Portici Ercolani” al Rione Porto.
Proprio dall’esigenza idraulica ha preso le mosse il progetto di ricostruzione del ponte esistente, opera in calcestruzzo armato della prima metà del secolo scorso. Riprogettare il ponte ne ha permesso l’adeguamento alla normativa vigente in termini non solo di domanda idraulica, ma anche di azioni statiche e sismiche.
Il tutto muovendosi in un contesto soggetto a interesse paesaggistico che ha condizionato in primo luogo il montaggio dell’opera, vincolato ad avvenire in modo rapido e non invasivo, e in secondo luogo la sua geometria percepita, inevitabilmente posta a confronto con quella dell’opera antecedente.
Queste esigenze sono state efficacemente risolte con una soluzione metallica di unica luce a via inferiore, nella quale uno studio attento della soletta di impalcato ha permesso di ridurre sensibilmente lo spessore strutturale, incrementando ulteriormente la sezione idraulica disponibile. Il ponte, la cui linea semplice ben si armonizza al contesto, è stato poi dotato di un carter esterno che richiama l’aspetto dell’opera che per quasi un secolo ha contrassegnato l’ambiente circostante.

PREMESSA
Senigallia è attraversata dal fiume Misa che, nel suo tratto propriamente urbano, lambisce il centro storico tra alti muri, fino al raggiungimento del mare Adriatico; in questo ambito l’alveo è scavalcato da ben sei ponti negli ultimi suoi due chilometri. Di questi ponti solo il primo, realizzato negli anni novanta, supera l’alveo, largo meno di 40 m, con una sola luce, laddove tutti gli altri presentano due pile e sono realizzati, ad eccezione del ponte sulla linea ferroviaria adriatica, con strutture in cemento armato ordinario della prima metà del secolo scorso.
Assieme al ponte sulla S.S. n. 16, particolarmente critici per il deflusso del fiume sono i due ponti propriamente urbani, il ponte Garibaldi e il ponte II giugno che, del tutto simili come geometria e struttura, sono stati costruiti negli anni ‘30 del secolo scorso, con una successione di tre campate appoggiate con luce inferiore a 15 m.
In particolare, il ponte II giugno, visibilmente degradato dopo i danni subiti durante la alluvione del 3 maggio 2014, è stato limitato da allora al solo transito ciclopedonale […]

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