Ing. Angelo Vittozzi, Ing. Felice Bonifacio
U.O. Opere Civili Italferr S.p.A.
Ing. Stefano Isani, Ing. Guido Cammarota, Ing. Paolo Barrasso
Studio Matildi+Partners
La ricostruzione del viadotto Polcevera è stata impegnativa ed ha riguardato tutti gli aspetti che caratterizzano un’opera nuova di grande impegno ma, soprattutto, è stata soggetta a vincoli temporali, operativi ed anche comunicativi, per non dire politici, non comuni nella costruzione di un viadotto pur di grandi dimensioni.
La buona riuscita dell’intervento, nei tempi realmente contenuti che hanno stupito l’intero paese, è stata possibile grazie ad una effettiva collaborazione complessiva dei soggetti coinvolti, unitamente all’adozione esperta di ogni possibilità presente nelle metodiche di progettazione ed indirizzata a massimizzare la qualità dell’opera.
L’ingegnerizzazione della idea di Renzo Piano ha suggerito, anch’essa, alcune cautele non comuni nel mondo infrastrutturale e derivanti dalla richiesta di attenzione specifica agli aspetti architettonici di dettaglio, assieme ad una dotazione impiantistica completa e ben organizzata.
Il presente articolo illustra, in estrema sintesi, l’intero processo progettuale dell’impalcato, elemento maggiormente caratterizzante. Anche le sottostrutture con le loro fondazioni sono state elementi di realizzazione non sempre agevole, sia per la frequente interazione con le vecchie opere del viadotto demolito, sia per la presenza di innumerevoli vincoli antropici contermini.
L’attività di mera redazione del progetto esecutivo è iniziata nel gennaio 2019 ed è finita ad aprile 2019.
LA GEOMETRIA DELL’IMPALCATO
Il ponte San Giorgio è lungo 1.067 m e scorre a circa 40 m di altezza attraversando la valle del fiume Polcevera che assieme alla valle del fiume Bisagno, meno ampia, caratterizza l’abitato di Genova secondo la ben nota forma a ? (figura 3).
L’asse stradale è sostanzialmente rettilineo, a meno di una stretta curva con raggio di 300 m, posta negli ultimi 250 m occidentali a raccordo con la galleria Coronata, tra la pila P5 e la spalla SpA.
Trattandosi di lavori di ricostruzione di un tracciato consolidato (tratto iniziale dell’autostrada A10, iniziata negli anni cinquanta ed aperta al traffico nel 1967, dopo il completamento del viadotto di Riccardo Morandi) e operativo da oltre 50 anni l’andamento dell’opera ha necessariamente dovuto soggiacere ad una posizione delle spalle sostanzialmente immutabile e, pur essendo stato effettuato un millimetrico lavoro di adeguamento ai moderni criteri di progettazione stradale (in termini di rotazione delle falde, inserimento di clotoidi e di allargamenti per visibilità e arresto), non è stato possibile eliminare alcuni limiti preesistenti alla velocità di transito.[…]
Leggi l’articolo completo su Costruzioni Metalliche, n. 4/2020.