Arch. Giorgio Marè
Architetto, socio fondatore di AT studio associato – Torino

A metà dell’800 la corte interna a crociera compresa nel perimetro del palazzo Tergesteo a Trieste venne coperta con una struttura a falde di vetro e acciaio, realizzando una galleria commerciale al piano terreno che poteva essere utilizzata anche come passaggio coperto fra le piazze della Borsa e Verdi e fra le vie del Teatro ed Einaudi, negli immediati dintorni di piazza Unità d’Italia. Un secolo dopo, a metà del ‘900, le condizioni di degrado della copertura della galleria ne resero necessaria la demolizione e iniziò un acceso dibattito che si concluse nel 1956 con il nulla osta per la realizzazione di una copertura a volte in vetrocemento su progetto dell’arch Alessandro Psacaropulo, impostata al di sotto del piano ammezzato, che era invece ricompreso nel volume racchiuso dalla soluzione originale. Trascorsi cinquanta anni le condizioni di degrado tecnico e funzionale di questa cieca e pesante copertura in vetrocemento ne hanno reso necessaria la rimozione e ricostruzione, operata nell’ambito dell’intervento di riqualificazione dell’intero complesso edilizio. Considerando che l’unico documento disponibile per la ricostruzione della copertura secondo le caratteristiche originarie è una foto eseguita durante la sua rimozione e che le caratteristiche tecniche e prestazionali di una copertura vetrata sono oggi molto diverse da quelle consentite a metà ‘800, il progetto di ricostruzione si è ispirato allo stesso spirito innovativo del tempo, riportando il piano di imposta al livello iniziale e ricorrendo alle più moderne tecniche analitiche e costruttive oggi disponibili per la realizzazione di una copertura vetrata con struttura di acciaio. Gli esiti di questo studio apparivano promettenti ma non hanno convinto la Soprintendenza, che ha imposto la ricostruzione “com’era e dov’era”, sebbene non vi fossero da un lato una esauriente documentazione tecnica e dall’altro la possibilità di adottare gli stessi criteri di sicurezza e prestazione dell’800. Nella relazione che segue sono illustrate entrambe le soluzioni studiate e proposte. La soluzione finale è stata eseguita secondo lo schema originario ed è risultata generalmente gradita agli esperti e al pubblico; la galleria è nuovamente affollata, ma in qualità di progettista conservo un piccolo rimpianto per non aver potuto realizzare un sistema innovativo e avanzato quale fu certamente quello originario.

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