(Traduzione dall’inglese dell’articolo originale di Koen Michielsen (Infosteel) che ringraziamo per la gentile concessione)

Come per tutti gli altri materiali di costruzione impiegati massivamente in edilizia e nelle infrastrutture (cemento, vetro, plastica, ecc.), la produzione di acciaio rappresenta anch’essa una aliquota significativa dell’emissione di CO2 nell’atmosfera (definite in maniera impropria ma semplice, impronta carbonica).
Attualmente la produzione globale annua di acciaio si avvicina ai 2 miliardi di tonnellate; praticamente ogni utensile, manufatto o costruzione contiene componenti in acciaio.
Va notato che anche la transizione verso le energie rinnovabili si basa sull’acciaio come elemento essenziale (pensiamo alle turbine eoliche, alle centrali idro-elettriche, alla futura produzione di idrogeno verde o ai nuovi motori elettrici).
Più della metà del consumo globale di acciaio viene utilizzato in opere civili o edili (figura 1).
Nel contesto della riduzione dell’impronta di carbonio degli edifici si deve tener conto che l’impronta di carbonio di diversi acciai varia notevolmente (di un fattore che può raggiungere 10!).
La risposta ovvia sarebbe quindi di prescrivere semplicemente i prodotti in acciaio con il minor tenore di carbonio possibile: tuttavia questa risposta non tiene conto della reperibilità dei prodotti legata non solo a motivi economici, ma anche a motivi industriali e tecnici.
Nel seguito si cerca di fornire delle indicazioni semplificate ma che possono essere di supporto per l’analisi vari prodotti siderurgici sotto quest’ottica. […]

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