Dott. Ing. Alberto Miazzon

Costruzioni Metalliche, rivista che da sempre rappresenta conoscenza e cultura della costruzione metallica in Italia, propone in questo numero un lungo articolo sul ponte sospeso sul Danubio attualmente in costruzione a Braila (Romania).

Forse mai come in questi momenti, almeno dalla fine della II guerra mondiale, c’è stato bisogno di parlare di ponti che uniscono uomini e culture.

Parlare di questo Progetto mi onora per più di una ragione. Innanzitutto perché si tratta di un’opera record dell’ingegneria italiana: è il ponte con la campata di luce maggiore progettata da un gruppo italiano alla cui testa c’è il professor ingegnere Fabio Brancaleoni, una squisita persona che ho la fortuna di conoscere e stimare, capace di coniugare e equilibrare, a vertici assoluti, cultura e competenza di Progettista con modestia del tratto e del comportamento.

Dell’opera – ragguardevolissima ed elegante, con la sua campata centrale sospesa di 1120 m di luce – potete leggere tutti i dettagli, molti dei quali singolari e precipui, nell’articolo che trovate nella rivista.

Qui vorrei porre in evidenza quanto queste opere e questi articoli di divulgazione siano importanti per la crescita dello Spirito Umano e per lo stimolo e l’esempio che forniscono a tutti gli ingegneri, più o meno giovani, amanti del proprio lavoro e delle cose belle.

Difficile rimanere insensibili di fronte ad opere di questa arditezza ed eleganza formale: pensiamo con orgoglio che anche noi italiani siamo in grado raggiungere questi vertici di coraggio e competenza, nonostante l’abitudine ahimè a raccogliere ogni giorno italiche tristezze e meschinità, quasi dimentichi di quello che siamo in grado fare.

Tornando al progetto, che nell’articolo viene presentato con dovizia di particolari e di spiegazioni dettagliate, non si può rimanere insensibili di fronte alla aerea armonia che lo caratterizza. Seppur vero che in generale i ponti ad impalcato sospeso, aerodinamicamente efficaci, sono in un certo grado dotati di tale caratteristica precipua, qui i Progettisti hanno saputo coniugare forma e funzione con tratto sapiente, onorando quel principio di minimo che la natura insegna (la Natura è parsimoniosa ed insegna questa strada con le forme che realizza) e che l’uomo ha tradotto matematicamente con il Calcolo delle Variazioni. In quest’opera si ammirano la bellezza della forma e delle proporzioni che fanno sì che l’impalcato diventi quasi parte della natura, prima ancora di innumerevoli e necessari calcoli e verifiche.

In conclusione vorrei ribadire che questo Progetto rappresenta uno stimolo al superamento dei limiti che ci poniamo, indipendentemente dalla dimensione dell’opera.

Alberto Miazzon   

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