Prof. Renato Morganti, Prof. Alessandra Tosone, Ing. Phd Matteo Abita, Ing. Phd Laura Ciammitti, Prof. Danilo Di Donato
Dipartimento di Ingegneria Civile Edile–Architettura e Ambientale, Università degli Studi dell’Aquila
Benché dipendente dagli altri paesi europei per l’approvvigionamento di materie prime e per le conoscenze tecnologicoproduttive, negli ultimi decenni dell’Ottocento la siderurgia italiana inizia ad assumere un ruolo importante anche nel settore delle costruzioni, grazie alla crescita di una classe imprenditoriale in grado di investire capitali e promuovere la formazione di maestranze per la produzione di carpenterie metalliche. Le leghe ferrose trovano ambiti privilegiati di sperimentazione sia nella realizzazione di ponti che di strutture a carattere collettivo e, pur se in forma sporadica, nel riuso di antichi edifici, come nel caso del Mausoleo di Augusto sui cui resti era stato realizzato l’anfiteatro Corea, coperto negli ultimi decenni dell’Ottocento da una struttura metallica di ragguardevoli dimensioni. La copertura, ultimata nel 1881 su progetto dell’architetto friulano Giovan Battista Comencini e demolita in epoca fascista, affidava il compito diconfigurare l’aggiunta al ferro e alla ghisa, di cui sperimentava prioritariamente il codice tecnico risolvendo anche le condizioni di interazione con gli antichi resti. L’occasione racconta di una Roma desiderosa di indagare le potenzialità delle leghe ferrose per nuove spazialità, anche se il ricorso ad apparati decorativi tradizionali riflette un atteggiamento non ancora maturo ad accogliere l’architettura del ferro nella sua totalità.
“Ancora una volta, lo spregiudicato accostamento tra i due lessici disomogenei dell’environment tecnologico e della rovina monumentale finiva insomma per tradursi in un prodotto di rilevante significato nel contesto globale della città, arricchendone le valenze sociali e funzionali nello spirito di quella concorde sedimentazione di esperienze tettoniche che aveva da sempre contraddistinto la sua mirabile evoluzione urbanistica ed architettonica. Un atteggiamento in sostanza di franco e cordiale colloquio con la città e con la sua storia, nella quale ci si sentiva ancora pienamente immersi e partecipi, nel solco di una continuità che neppure le più ardite sperimentazioni moderniste riuscivano ad intaccare e del quale oggi, nel clima di generale inibizione succeduto alla brusca rottura con il passato, rimpiangiamo la vitale ed irripetibile spontaneità.”
R. Jodice, L’architettura del ferro. L’Italia, 1796-1914, Roma, Bulzoni Editore, 1985, pp.523-524
IL LENTO PROCESSO DI AVVICINAMENTO ALL’ARCHITETTURA DEL FERRO IN ITALIA
L’architettura del ferro stenta a lungo ad affermarsi nello scenario preunitario del Belpaese, caratterizzato non solo dalla frammentarietà politica ma anche dall’arretratezza tecnologico-produttiva che sancisce la distanza con altre nazioni europee [1].
Questa situazione muta radicalmente con la proclamazione del Regno d’Italia; il nuovo contesto socio-politico, favorevole alla libera circolazione delle merci, di capitali e tecnologie, incoraggia la diffusione della costruzione metallica, al fine di dotare la nazione di nuove infrastrutture urbane e territoriali.
Il ferro diviene così materiale d’elezione per ponti e stazioni ferroviarie, ma anche per mercati coperti e gallerie, dando luogo ad architetture specialistiche per lo più a carattere pubblico. Soluzioni spaziali, formali e tipologiche, insolite nello scenario italiano, conferiscono alla città un volto nuovo, funzionale a rappresentare le ambizioni di una giovane nazione in cambiamento e ansiosa di confrontarsi con il contesto d’Oltralpe.
L’opzione della costruzione metallica per le infrastrutture è peraltro auspicata anche da insigni studiosi italiani dell’epoca: già Giuseppe Valadier, nella prima metà del secolo, ne aveva raccomandato l’impiego per ponti, per “fabbricati immensi e di nuovo genere”, oltre che per coperture di grande luce in sostituzione del legno, riconoscendone le potenzialità spaziali e figurative, oltre a quelle meccaniche [2]. […]
Leggi l’articolo completo su Costruzioni Metalliche, n. 4/2025.