Antonio Cibelli, Donatella de Silva, Emidio Nigro
University of Naples “Federico II” – Department of Structures for Engineering and Architec-tures (DIST) – Naples, Italy
In questa memoria viene affrontato il tema del comportamento al fuoco di elementi strutturali in c.a. esistenti, rinforzati con piatti in acciaio da carpenteria, fissati esternamente attraverso adesivi e/o connettori meccanici. Il lavoro presentato sintetizza il risultato di un’attività di ricerca bibliografica, finalizzata alla individuazione di dati sperimentali rilevanti per la definizione di linee guida per la valutazione della risposta strutturale degli elementi rinforzati in condizioni di incendio. In letteratura i lavori sul tema sono molto limitati, e perlopiù incentrati sull’analisi dei sistemi di connessione. Tuttavia, le configurazioni tipiche degli elementi rinforzati giustificano l’utilizzo delle evidenze sperimentali raccolte per elementi strutturali composti acciaio-calcestruzzo come riferimento. Seguendo questo approccio, e facendo riferimento alle poche evidenze dirette disponibili in letteratura vengono (i) fornite indicazioni di carattere generale sulla risposta attesa in condizioni di incendio, e (ii) individuati gli ambiti in cui è necessario approfondire la conoscenza nel prossimo futuro.
1 INTRODUZIONE
Il patrimonio edilizio e infrastrutturale europeo è costituito, in grande maggioranza, da manufatti realizzati negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, come rilevato da Eurostat nel 2021. L’Italia non fa eccezione. Basti pensare che, nella provincia di Roma, circa il 90% degli edifici residenziali è stato costruito prima del 1990. La vetustà è trasversale, interessando anche infrastrutture di trasporto e strutture strategiche. La dimensione del problema è ben sintetizzata da un dato: nel 2018, in Italia, il 70% degli investimenti pubblici nel settore delle infrastrutture di trasporto è stato destinato a interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Nel contesto individuato da questi dati, la comunità scientifica e i professionisti sono chiamati a individuare tecniche
e tecnologie di intervento su strutture esistenti che permettano di (i) consolidarne la capacità portante rispetto alle azioni gravitazionali e (ii) limitarne la vulnerabilità rispetto a eventi eccezionali, quali, ad esempio, i terremoti. Il consolidamento della capacità portante implica l’aumento della resistenza e della rigidezza di travi, pilastri e sistemi di fondazione, garantendo un comportamento sicuro anche in presenza di sovraccarichi o degrado dei materiali. Il miglioramento del comportamento sismico, invece, si ottiene attraverso interventi che incrementano la duttilità, la capacità di dissipazione e la regolarità del sistema strutturale (figura 1).
In seguito a eventi sismici rilevanti – come il terremoto dell’Aquila del 2009, dell’Emilia del 2012 e del Centro Italia del 2016 – si è notevolmente intensificata la ricerca di tecniche di consolidamento capaci di garantire efficacia strutturale, compatibilità con i materiali esistenti e durabilità nel tempo. Gli studi sviluppati nell’ambito dei progetti di ricerca nazionali, come quelli condotti dal consorzio ReLUIS, hanno sistematizzato e classificato numerosi interventi. Tra questi, si annoverano le incamiciature in cemento armato, utilizzate per aumentare la resistenza a compressione e taglio degli elementi esistenti, i materiali compositi fibrorinforzati (FRP e FRCM), che incrementano la resistenza flessionale e la duttilità mediante fasciature esterne, e i controventi metallici non dissipativi, che aumentano la rigidezza globale della struttura. […]
Leggi l’articolo completo su Costruzioni Metalliche, n. 3/2025.